IMG_20190625_084835IMG-20190522-WA0001Vi presentiamo Mirco e Grazia, che sono appena ritornati da un progetto di 3 mesi a Curaçao – Caraibi. Ecco una intervista in cui ci raccontano la loro esperienza! Buona lettura!

Grazia IMG-20190616-WA0007IMG-20190616-WA0006 Come hai deciso di imbarcarti in questa avventura?

Mi sono ritrovata a un punto della mia vita in cui sono stata costretta a ritornare a vivere temporaneamente nel mio piccolo paesino in Puglia. Luogo che adoro, ma che mi stava un po’ stretto. Ero alla ricerca di un punto di partenza, da cui costruire il mio futuro. Nella mia vita ho fatto molto volontariato e ho vissuto all’estero. Fino a quel momento non avevo mai fatto volontariato all’estero.

Ok, forse questa potrebbe essere una svolta interessante. Dalla mia piccola scrivania, in una camera di 12 metri quadri con vista su quel piccolo paesino in Puglia, mi sono messa alla ricerca di un progetto che potesse calzarmi a pennello. Faccio pubblica ammenda confessando che quando ho letto di questa splendida opportunità nell’isola di Curaçao, ero un po’ confusa sul punto da cercare sul mappamondo.

Una vergogna per una che si definisce viaggiatrice, non turista e che dovrebbe masticare pane e geografia. Ma alla fine quel punto sul mappamondo l’ho trovato e ora scrivo da un’altra scrivania. Quella improvvisata di un tavolino di legno, dalla veranda di quella che da un mese e mezzo circa è la mia casa. Quarantadue giorni di scoperte, sfide, consapevolezze vecchie e nuove, risate, paure, conoscenze.

C’ è stato quel giorno in cui i bambini non ti volevano seduta accanto a loro, perché eri nuova e non parlavi la loro lingua, e quel giorno in cui hanno cominciato a chiamarti tante (zia), ad abbracciarti e a giocare con te.

Quel giorno in cui hai nuotato con le tartarughe e quello in cui hai girato ore sotto il sole per cercare dei libri in spagnolo, e non li hai trovati. Quel giorno in cui hai cominciato a mischiare nella tua testa almeno 5 lingue diverse, e la consapevolezza che forse il giorno in cui le metterai in ordine potrebbe non arrivare mai. Ma tanto ci capiamo, no?

Quel giorno in cui eri lontana mentre la tua nipotina celebrava il suo battesimo e il giorno in cui il suo fratellino, un po’ più grande, ti raccontava con piena padronanza della videocamera, che si era un po’ fatto male la spalla.

Quel giorno in cui hai guidato una macchina col cambio automatico, lo specchietto laterale sinistro rotto e il lunotto completamente sporco di terra, ma dal vetro buono riuscivi a vedere tutta la città colorata dall’alto del ponte.

Quel giorno in cui hai trovato altre persone con cui cominciare qualcosa di bello insieme. Nuovi progetti che arricchiscono la comunità in cui stai operando, ma che allo stesso tempo riempiono il tuo bagaglio di conoscenze, abilità ed emozioni.

Quarantadue giorni pieni e altrettanti ancora da vivere. Un’esperienza di volontariato all’estero è tutto questo e anche di più.

Mirco IMG_20190626_110133IMG_20190617_194307 Spesso le isole caraibiche sono meta di vacanza, com’è viverne la quotidianità?

Sicuramente molto differente, i primi giorni infatti riuscivamo a vedere solo l’arte, le musiche e i colori, ma vivere qui ti porta anche a conoscere le storie delle persone e inevitabilmente, il lato che non appare sulle copertine delle riviste, la povertà estrema, la difficile condizione delle donne e una cultura incatenata al suo passato di schiavitù e soprusi. Curaçao è un’isola di colori forti e zone d’ombra.

Le case, i pesci e i vestiti brillano di tinte accese e festose, ma i fumi della raffineria che sfiatano direttamente sui quartieri subalterni, popolati da cani, carcasse di auto e case di cartone non possono passare inosservati, se non a chi non vuole vedere.

Durante questo primo mese a Curaçao ho avuto la fortuna di entrare in contatto con molte organizzazioni non-profit e scoprire che esiste una nuova generazione di giovani intraprendenti, in gran parte persone che hanno studiato o vissuto all’estero, che hanno fatto ritorno all’ isola per cambiarne le sorti e liberarla da quei limiti e, per usare una loro espressione, dalla quella “schiavitù mentale” che ancora persiste e impedisce ai suoi abitanti di prendere in mano la situazione. Curaçao non è formalmente parte dell’UE, ma è parte del Regno di Olanda, e ciò rende ufficialmente i Curaçaleñi cittadini europei. Allo stesso tempo, l’isola è un crogiuolo di culture e la maggior parte delle persone parla fluentemente 4 lingue: Inglese, Olandese, Spagnolo e Papiamentu.

Esiste grandissimo potenziale nei giovani di quest’isola e sono sicuro che nei prossimi anni la sentiremo nominare molto più frequentemente. Questo è il primo Progetto di Volontariato Europeo a Curaçao.

Com’è nata l’idea? L’idea di attivare un Progetto di Volontariato Europeo a Curaçao nasce da Gerda Van Petersen, la direttrice di FELIS, che pianificò un’attività di supporto al servizio di daycare. Al suo progetto si sono poi aggiunte le nostre iniziative che l’hanno portato a svilupparsi anche in direzione di altre organizzazioni di Curaçao, St. Equine, UBS, SKN per citarne alcune. Abbiamo partecipato a un programma radiofonico, e all’ organizzazione di uno scambio culturale Youth Exchange.

La mia speranza è che, anche attraverso le azioni realizzate durante questo progetto sia possibile coinvolgere i giovani di Curaçao nel volontariato e nella ricostruzione del tessuto sociale dell’isola. Con il declino dell’attività nella raffineria e le nuove leggi che pongono fine all’off-shore banking, Curaçao si trova di fronte a una grande sfida, riuscire a riconvertirsi verso i settori del turismo, del sociale e dell’agricoltura sostenibile.

Ora più che mai è necessario l’impegno e la solidarietà di imprese e organizzazioni affinché ciò sia possibile.